quinta-feira, 4 de março de 2021

Colônia Maciel de Pelotas em 1888

 


Nostre corrispondenze

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Pelotas, li 28 maggio 1888.

Sig. Direttore - Essendo noto quanto a petto le stiano gli'interessi delle colonie italiane, e como aperte siano sempre le colonne del pregiato di lei periodico a tutto che concerne gl'Italiani dimoranti in questo impero del Brasile, le ìnvio questa mia chiacchierata, cui diedi il titolo di - Galoppata da Pelotas alla Colonia Maciel - gradito essendomi se vorrà darne pubblicazione.

Colla piú alta stima la mi creda di Lei Devmo. corrispondente.

Cortese lettore, troverai in alcuni punti la penna mia tinta un pochino in vero, ma l'ossequio alla veritá mi vi costringe a tributar lodi ove le trovi ben meritate, non senza sottacere l'espressione di biasimo volta che giustizia lo richiegga.

Lasciata Pelotas al Ponte di Sta. Barbara all'alba di una promettente giornata, dopo sorseggiata una eccellente tazza di moka, a sella di ardito destriero ci avviamo a Monte Bonito per tortuoso ed ondeggiato cammino, ove si giunge dopo una galoppata di due buone ore. Superato questo colle ed ai piedi dello stesso sul lato opposto incontrasi una venda detta del Gioan Padre.

Da questa venda mi si dice principiare la strada, che entrando nelle colonie della Camera, ora da questa si sta riattando. Sebbene l'appaltatore faccia piú del prescrito (ne viddi il capitolato) ciò null'ostante sarebbe meglio raccomandarsi alla sezione areonautica italiana portatasi ora in Abissinia piuttosto che percorrere a piedi, a cavallo o con carro si barbaro camino. E già non potevasi sperare di meglio da un'amministrazione si poco oculata, che giammai pensò d'abbelire la città di Pelotas con un bel viale piantumato, che dal Ponte di Sta. Barbara porti i cittadini non solo a due ritrovi d'allegria quale l'ippodromo, e la villa Soares, ma bensi a quel sacro recinto ove quasi tutti sentonsi attrati, piangenti e chinati a deporre una corona e scioglier preci sulla tomba di qualche loro caro estinto. <<Parce iilis qui nesciunt... e seguito.

Passato il Ponte pericolante sul rio Pelotas, convien far sosta nella venda del Sig. Pedro (toscano) ove si puó rifocilarsi per bene e riposare le sconquassate ossa.

Rimontanto a sella e varcate parecchie colline com strade sempre orribili, eccoci finalmente al principio, nelle colonia Alemanna di Sta. Elena (cosi chiamata) alla nuova via che ci porta nella colonia Maciel.

Il nucleo della Colonia Maciel, per fortuna piccino, perchè di soli 50 lotti, non è di meno delle maggiori e di data piú remota, dacchè in soli tre anni è ora tutta occupata da laboriosi coloni italiani, che fabbricate le loro case, e dissodato gran parte di bosco, già raccolgono copiosi frutti del loro travaglio.

Esistono già due molini che oltre servire ai bisogni della colonia, tengono molti clienti di fuori, e gl'industriosi e bravi loro proprietari meritano esse e menzionati nelle persone di Talamini Noé da Longaron (Belluno) e Zanotti Giuseppe da Biella (Piemonte).

Mí si dirà: come mai la colonia porta il nome Maciel? Appartiene questo nome a distinta e ricca famiglia di Pelotas, che per ora nulla fece in colonizzazione, ma é da sperare che per la sua influenza, vorrà d'oggi innanzi provare come a ragione meriti essere ricordata ai posteri, e legittimare il battesimo dato alla colonia dal passato capo ing. Dr. Araujo.

Dalla colonia Maciel nessuna altra strada esisteva per la città, in modo che a questi bravi coloni, come ai reclusi nell'isola Fernando Noronha, poteva venire meno lo spirito d'aumentare i loro prodotti, riescendo quasi impossibile il commerciarli alla città da cui dista otto leghe. L'ing. De Britto, nel Febbraio dello scorso anno fecesí vivo in colonia, accompagnandovi alcune famiglie venete qui entrate, per amore... di colonizzazione, e per dar lavoro a queste, ebbe dall'imperiale governo un sussidio per aprire una strada, ma la noncuranza da parte della direzione fece sí, che si costruí un mal fatto tronco, che non finito, era come se non esistente; i conti sicut nebulam sfumarono, e v'ha di peggio, si lasciarono insoluti mandati, retribuzioni mensili al maestro, suo particolare impiegato, e giornate di lavoro a parecchi colonisti. Ed il governo tutto ignorava?

Mutatasi la direzione ebbe la colonia, fortuna, di trovare nelle egregio ing. Dr. Nicolao Pederneiras un vero padre, che riscontratane la necessità, lottó contro il negativo governo ed ottenne ora una discreta strada generale fino al centro della colonia. Siano quindi tributate giuste lodi all'ottimo direttore e di ciò ne sappia anche il R. Consolato d'Italia in Porto Alegre, come un nazionale brasilero possa amare il benessere di coloni italiani, mentre questi concordi stanno ora organizzando una festa d'innaugurazione di detta strada. In tale ricorrenza l'egregio sig. Dr. Pederneiras col concorso di una sottoscrizione fra i coloni stessi, intende pure far entrare un Padre per celebrare nella colonia alcuni matrimoni e molti battesimi.

Cosi per incidente mi si permetta: come mai dacchè la religione cristiana in tutto l'orbe cattolico é una sola, retta dal Capo dimorante in Roma, si riscontrano cosi sentite anomalie?

In Europa sta dovere dei Parroci nei Comuni, di battezzare i figli di cattolici poveri che li portano alla chiesa, anche senza retribuzione, e qui non si ebbe vergogna di chiedere l'enorme cifra di ottocento mila reis pari piú o meno a lira due mila, per quaranta battesimi circa, rifuse essendo le spese di trasporto e vitto? E si chiaman, diró con Amneris, ministri del Ciel? Il disprezzo fù sia loro sentenza.

Diedi il qualificativo di discreta alla strada fatta, e ciò per alcuni peccatucci che si riscontrano provenienti da poca corretteza tecnica nei manufatti e livelli delle vallete, e per male intesa economia. Li corregga sig. Dottore che è a tempo, e cosi potrà dire, aver fatta un'opera completa. Ora poi il governo non dovrebbe lasciar imperfetta tale opera, ma bensí proseguire, in primo luogo, questa via nelle eguali proporzioni per anco due chilometri e ciòè fino al confine della colonia, da dove certo la previdente camera della vicina villa di Cangussù nell'interesse del suo commercio vorrà collegarla colla già esistente che da Cangussù per monte Redondo va a Pelotas, risparmiando col transito per la colonia Maciel piú di quattro leghe; ed in secondo luogo con vie in piú limitate proporzioni dare sfogo a tutte le colonie, sulla strada principale, anco per principio di giustizia, come fu fatto in altre provincie.

In questo punto cesso d'annojare i benigni lettori, riservandomi riprendere la penna, per esporvi alcuni schizzi fotografici della direzione, sue gesta, una relazione sulla festa e sua disposizione, e per dirvi pure che tutte le strade saranno fatte, fidente che l'imperial governo comprenderà di leggeri come la viabilità facilita il commercio, e come questo sia la fonte principale della ricchezza d'ogni Stato.

DR. EDOARDO FINARDI.

Fonte: L'ITALIA: IN CONTINUAZIONE DEL "COSMOPOLITA" (Rio de Janeiro/RJ), 30 de Junho de 1888, pág. 02, col. 03-04

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